Vicenza, 02 ott 2008 - E’ stato accolto dai giudici romani il ricorso del comitato favorevole al progetto Ederle 2 che di fatto impedisce la consultazione popolare prevista. Sparisce dal calendario del Comune la data del 5 ottobre.
Domenica non ci sarà alcuna consultazione ufficiale sul Dal Molin, nessun appuntamento istituzionale con le urne. Il referendum è stato annullato dal Consiglio di Stato, che a tre giorni dal giorno della verità ha messo fuori gioco la delibera con cui il consiglio comunale a luglio aveva indetto la consultazione sulla base Usa. In questo modo, i giudici amministrativi di secondo grado ribaltano il giudizio emesso dal Tar del Veneto due settimane fa, accogliendo il ricorso del comitato favorevole alla Ederle 2.
LO SHOCK. La notizia è una scossa che sferza la città. Viene vanificato uno progetto politico maturato durante la campagna elettorale della scorsa primavera e coltivato dalla giunta del sindaco Achille Variati fino all’ultimo minuto. La decisione giunge quando ormai è troppo tardi per fermare una macchina organizzativa costata 120 mila euro: tutte le 87 mila schede sono già state recapitate nelle case degli elettori vicentini.
Davanti a palazzo Spada si vivono due scene opposte: da una parte il giubilo esibito dal primo firmatario del ricorso, Roberto Cattaneo, leader del comitato del Sì alla base, con gli avvocati Pierantonio Zanettin e Alessandro Moscatelli; dall’altra la delusione e l’amarezza del sindaco Variati e dell’assessore agli Affari legali Antonio Marco Dalla Pozza.
IL VERDETTO. Cosa ha deciso la quarta sezione del Consiglio di Stato, presieduta dal giudice Luigi Cossu? L’argomentazione muove dall’ordinanza di metà settembre. Il Tar aveva evidenziato l’insussistenza di «sufficienti elementi per l’accoglimento della misura cautelare» dal momento che vi è assenza di danno, trattandosi di una consultazione «a scopo esplorativo, al fine di svolgere un sondaggio tra la popolazione», e che «il quesito verte su un’eventuale iniziativa da parte del consiglio comunale, sul cui esito non vi è alcuna certezza». I giudici romani ritengono invece che «l’argomentazione del Tar non può essere condivisa». Perché? «L’assenza di danno non è sufficiente a sorreggere, da sola, la pronuncia cautelare, essendo necessaria una valutazione di legittimità dell’atto impugnato e tale valutazione non può che avere esito negativo, atteso che la consultazione ha per oggetto “un auspicio” del Comune di Vicenza al momento irrealizzabile, qual è quello di acquisire un’area sulla cui sdemanializzazione si sono pronunciate in senso sfavorevole le autorità competenti». L’obiettivo non può essere raggiunto perché il governo ha dichiarato il Dal Molin non in vendita e perché lo ha già ceduto agli americani. Non è finita qui: «La consultazione - scrivono i giudici romani - appare comunque inutile, ove si volesse assumere una sua connotazione “patrimoniale”, giacché non occorrono sondaggi per accertare la volontà positiva di ogni cittadino di accrescere il patrimonio del Comune di appartenenza, al pari di quanto potrebbe verificarsi se si proponesse un quesito su un ipotetico vantaggio patrimoniale individuale e/o collettivo». Sono questi i due architravi dell’ordinanza che sospende l’efficacia della delibera comunale. A questo si aggiunge un’ultima confutazione delle tesi sostenute dal Tar: «L’esito incerto della consultazione popolare è proprio di questa, e non può essere assunto a motivo di irrilevanza del danno che dallo svolgimento della stessa può derivare».
Il cerchio dei provvedimenti in via cautelare si è chiuso ieri. La parola, ora, torna al Tar per la sentenza di merito. Ma ci vorrà tempo: di certo nessun pronunciamento è atteso prima di domenica. Per questo, il procedimento è già stato fermato e congelato.
LE REAZIONI. «Sono preoccupato», dichiarava a caldo ieri il sindaco Variati, che parla di «un’ordinanza incomprensibile, miserevole dal punto di vista del diritto, e che sembra avvolgere l’alta corte del Consiglio di Stato in una nube di sospetto francamente inquietante. Oggi ci sentiamo traditi. E come sindaco vivo questa decisione come la violenta sopraffazione di uno stato sordo e lontano» L’assessore Dalla Pozza si dice «allibito», conferma che domenica l’appuntamento istituzionale salta, ma che la battaglia non è finita: «Se serve andremo fino alla Corte di giustizia europea».
Dopo l’ordinanza, Cattaneo è stato ricevuto a palazzo Chigi dal sottosegretario Gianni Letta, che ha confermato gli impegni del governo su tangenziale e prolungamento di via Aldo Moro: «È stato confermato che la consultazione è inutile e dannosa per la città e pertanto non può essere svolta. A questo punto il presidente della Repubblica, il governo, il commissario Costa, la magistratura, la Regione, la Provincia, hanno tutti manifestato la loro contrarietà alla posizione assunta dal sindaco sul Dal Molin. Invitiamo ancora Variati a operare finalmente per salvaguardare i benefici collegati al Dal Molin, difendendo realmente gli interessi di Vicenza e di tutti i suoi Concittadini».
Tratto da:
● Il Consiglio di Stato blocca il referendum: È irrealizzabile di Gian Marco Mancassola
su il Giornale di Vicenza, 2 ottobre 2008
Articoli di riferimento:
Vicenza, sospeso il referendum. L'indignazione dei "No Dal Molin"
I commenti:
Un golpe amministrativo di Marco Revelli
Se la democrazia diventa inutile di Ilvo Diamanti
Due democrazie di Gianni Belloni
giovedì 2 ottobre 2008
Il Consiglio di Stato blocca la consultazione popolare
Etichette:
No Dal Molin
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