giovedì 29 gennaio 2009

28 gennaio 2008 In piazza contro la malagiustizia


Roma, 28 gen 2009 - Un resoconto particolare della manifestazione organizzata dai “Familiari delle Vittime di Mafia” per difendere la democrazia e la legalità costituzionale che per necessità impreviste ho dovuto ripetere due volte. In una ho raccontato di quello che ho vissuto e nell’altra quella che ho letto che è avvenuto.

Cronaca della MIA manifestazione

P.za Farnese è piccolina ma ieri era particolarmente frequentata. I giornali dicono che eravamo un migliaio alla manifestazione organizzata dai "Familiari delle Vittime di Mafia" per difendere la democrazia e la legalità costituzionale.
La partecipazione è dunque stata ammirevole per un mercoledì lavorativo qualsiasi.
E’ stato questo che ho voluto chiedere agli organizzatori; il perché di una scelta tanto infelice come quella di optare per manifestare in un giorno in cui la gente comune ha dei vincoli ben precisi imposti dalla quotidianità.
La risposta è arrivata molto in fretta “volevamo contarci.”
Non era stata una scelta casuale, era meditata. Quel volevamo non era rivolto ai promotori dell’iniziativa, quel volevamo riguardava noi che partecipavamo.
Volevamo contarci per sapere in quanti siamo pronti a esserci, anche se scomodo farlo.”

Ieri è stato ribadito dalla piazza che il malgoverno e la malagiustizia hanno oltrepassato il limite. E’ stata l’occasione per affermare che noi non ci stiamo più, noi non vogliamo essere complici.



Cronaca della manifestazione raccontata dai giornali

Ho sentito raccontare di una manifestazione particolarmente tumultuosa in cui c’è stato un momento di attrito con le forze dell’ordine per l’esposizione di uno striscione su cui era scritto «Napolitano dorme, il popolo insorge».
Io ho visto gente che si è ritrovata per esprimere disapprovazione per come sta venendo trattata la giustizia in Italia e che è stata ricompensata da una splendida giornata di sole. Mi ricordo di un amico del MeetUp di Bologna che si è avvicinato dicendo “uffa, quelli della Digos ci hanno fatto riporre lo striscione perché ritenuto offensivo”, il resto forse l’oblio?

Ho letto che l’invitato politico Di Pietro riferendosi a Napolitano abbia lasciato intendere che il Capo di Stato con il suo silenzio istituzionale aveva assunto un comportamento mafioso.
Io ho visto uno degli ospiti che hanno voluto partecipare alla giornata, l’On. Di Pietro, affermare che un capo di stato non deve dormire. Bisogna stare svegli ed essere pronti a denunciare perché anche il silenzio è una delle armi utilizzate dalla mafia.

Ho letto di una giornata in cui la politica ha fatto da padrone. Ma il mio ricordo più vivo rimane Salvatore Borsellino mentre grida che Mangano non può essere definito un “eroe dello stato” ma che i veri eroi sono le centinaia di giovani poliziotti che il giorno seguente la strage di Capaci facevano la fila per chiedere di far parte della scorta di suo fratello Paolo, ben sapendo che era una condanna a morte certa.


di Susanna Ambivero, 29 gen 2009



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domenica 18 gennaio 2009

Centocinquantamila 'no' al massacro di Gaza


Roma, 17 gen 2009 - Centocinquantamila palestinesi in più. Al grido di: «Siamo tutti palestinesi» a Roma ha sfilato il corteo di “no” ai bombardamenti israeliani. Dietro lo striscione «Fermiamo il massacro dei palestinesi a Gaza» bandiere palestinesi, striscioni di solidarietà e di denuncia, uniti sotto in un’unica identità italiani e stranieri.

Un cordone che parte da Piazza Vittorio, il cuore della Roma multietcnica e si ferma subito dopo per aspettare i pulmann in arrivo da tutta Italia.
Il corteo organizzato da Forum Palestina si riempie così di gente, uomini, donne e bambini che al tramonto sventolano le bandiere per la Palestina libera sullo sfondo dei Fori imperiali. Davanti ad uno dei camioncino da cui parte una litania di slogan e discorsi, le donne palestinesi tengono in braccio fagotti di lenzuola bianche macchiate di rosso a ricordare le troppe madri che ogni giorno, da tre settimane, nella Striscia di Gaza tengono tra le braccia nello stesso modo i propri figli feriti o morenti mentre tentano la corsa verso gli ospedali.
E questa che sfila e mobilita tutto il centro di Roma è più di ogni altra una manifestazioni fatta di immagini, suggestive e commoventi che rimandano ad un massacro reale. La denuncia dei bambini vittima dei bombardamenti israeliani è uno dei tratti salienti della protesta in piazza sabato a Roma. A sottolinearlo anche l'Ucoii, l'Unione delle comunità islamiche in Italia, che ha scelto di far portare a dei bimbi lo striscione lungo il corteo: «Gaza, noi siamo tutti con te», gli stessi bambini sventolano anche dei cuori con scritto «Gaza».
Le immagini della guerra in atto tappezzano non soltanto il percorso del corteo, foto di morte e distruzione quotidiana si afferrano alle reti metalliche dei «lavori in corso» accanto al Colosseo. Altre sono portate a mano, attaccate in una specie di collage dai manifestanti, alcune corredate da didascalie. Una di queste, nelle mani di una giovane donna, sotto la foto delle bombe ha scritto: «Piombo fuso» israeliano, mentre la scritta sotto l’immagine delle vittime morte risponde: «Carne bruciata palestinese».
Dai furgoni escono anche discorsi, non solo slogan, come «l'ultima notizia», quella di una scuola bombardata a Gaza. «Questa è l'ennesima vergogna, l'ennesimo tassello del genocidio». Un coro di voci risponde: «Vergogna, vergogna».
C’è anche qualcuno che mentre il corteo raggiunge il Colosseo inneggia all'Intifada: «Palestina grida unita: Intifada per la vita». Nello stesso momento altri pregano. Molti manifestaznti musulmani, infatti, lasciati striscioni e bandiere, al tramonto si sono messi in ginocchio e al richiamo dell'Imam hanno iniziato a pregare con le spalle al Colosseo e rivolti a La Mecca.
Subito dopo, a pochi metri dal palazzo della Fao, il corteo si ferma per un «minuto di silenzio per i martiri di Gaza», ma poi riprende la lunga sfilata che si chiude a Porta San Paolo, luogo simbolo della Resistenza romana, non prima di aver raccolto i piccoli capannelli di persone che aspettano il corteo lungo il percorso, come tanti piccoli presidi.


Tratto da:
Roma, centocinquantamila 'no' al massacro di Gaza.
di ALESSIA GROSSI
su
L’Unità , 18 gen 2009


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venerdì 9 gennaio 2009

Dal Molin: compriamo un pezzo di Presidio


Vicenza, 01 gen 2008 - Vogliamo contribuire alla realizzazione del progetto di acquistare un terreno per il Presidio No Dal Molin

Alle migliaia di donne e uomini che, da tutta Italia, hanno affiancato con il proprio sostegno e con la propria partecipazione la mobilitazione dei vicentini contro la costruzione della nuova base USA, chiediamo di contribuire alla realizzazione del nostro progetto di acquistare un terreno per il Presidio No Dal Molin.

Abbiamo alle spalle più di due anni di lotta,iniziative ed azioni, tutte rivolte ad un unico obiettivo: bloccare la costruzione della nuova base militare. Tutto ciò è stato sinora possibile grazie all’impegno di centinaia di donne e uomini che hanno unito i loro sogni, speranze ed ideali in un unico luogo di ritrovo, discussione e socialità: il Presidio Permanente che dal 16 gennaio 2007 è il simbolo di una lotta comune.

Ora questo luogo, simbolo e punto di riferimento per tutti coloro che, a Vicenza ed altrove, si impegnano nella difesa dei beni comuni e della pace, deve essere rafforzato, uscendo dalla precarietà vissuta fino ad oggi.

Il periodo che ci aspetta è decisivo per bloccare la nuova base Usa, ed il rischio di non avere un luogo fisico per il Presidio finirebbe per mettere in difficoltà la lotta che da oltre due anni stiamo conducendo, rendendola più debole. La posta in gioco è quindi troppo alta, e l’autosostegno economico dei vicentini, che ha permesso al Presidio di continuare caparbiamente ad esistere, oggi non basta più: abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti.

L’intenzione è quella di acquistare, tutti assieme, un terreno adiacente all’area Dal Molin per far sì che il Presidio metta radici e diventi definitivo. Per far questo, oltre alla solita determinazione e piccola vena di follia, servono somme ingenti: per questo rivolgiamo un appello a tutte e tutti, in Italia e all’estero, perché ci aiutino contribuendo con l’acquisto di una o più quote da 100 Euro per il nuovo Presidio o, in alternativa, divenendo “sostenitore attivo” con il versamento di 50 Euro (25 Euro per studenti e precari).

Per sapere come contribuire, perseguire la progressione dei lavori, per info e aggiornamenti visita http://www.mettiamoradicialdalmolin.blogspot.com


Tratto da:
Mettiamo radici al Dal Molin: compriamo un pezzo di Presidio Patto di mutuo Soccorso
su
Patto di mutuo Soccorso
, 09 gen 2008




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martedì 23 dicembre 2008

I soldi non ci sono? Facciamo il NOEXPO


Milano, 23 dic 2008 - Ormai non serve neanche l’immaginario per nascondere i debiti e i disastri che Expo 2015 ci farà pagare. Si sono svelati i veri scopi per la lotta di potere per il controllo della So.g.e.

Il Governo ha tracciato la strada riconfermando la legge obiettivo e dando il via alle regalie di beni e patrimoni pubblici (Alitalia, legge 133 e relativi tagli a università e ricerca per fare due esempi) agli imprenditori amici e interessati al business Expo.Tra legge finanziaria e decreti collegati sono già stati destinati più di 16 mld di Euro a Expo2015 (1,5 mld) e grandi opere, parecchie delle quali legate al piano infrastrutturale di Expo (TAV, TEM, Brebemi, Pedemontana). Il solito ricatto occupazionale, il solito disco delle grandi opere che fanno da volano all’economia. Bugie, storie vecchie, film già visti con tutte le conseguenze del caso (devastazioni ambientali, costi lievitanti, mafie, lavoro nero e mortale, affari per pochissimi, danni alla salute di molti).
Ma “il banchetto” è solo cominciato, e si chiedono più soldi. Addirittura c’è chi, udite udite il PD o il PDL o il PDLD?, invoca mobilitazioni bipartisan per chiedere a zio Silvio di aprire ancora la borsa. Ma quale? Tagliamo un po’ di sanità? Privatizziamo l’aria? Licenziamo un po’ di fannulloni? La Moratti si appresta a privatizzare quanto di pubblico è rimasto, e con la scusa di fare cassa si toglie di mezzo anche qualche rompiscatole incompatibile con la città vetrina. E poi soldi per far cosa? Altri regali agli speculatori che prendono i nostri soldi, distruggono i territori arricchendosi sul lavoro senza diritti e sicurezza, magari usando cemento marcio? Soldi per salvare immobiliaristi e costruttori indebitati o per far lavorare un po’ le varie Coop? Soldi per garantirsi i finanziamenti dalle stesse banche che sono protagoniste della crisi finanziaria? Perché non raccontate queste belle fiabe nei quartieri popolari dove già la terza settimana è un miraggio, o davanti ai cancelli delle fabbriche in crisi, o andate a raccontarlo ai precari e agli studenti che con i loro soldi ci facciamo una nuova bella tangenziale attorno a Milano, così, visto che i cervelli fuggono, meglio gasarli da piccoli che arricchire la concorrenza straniera.Basta grandi eventi, basta grandi opere. Noi non pagheremo vostra crisi e il vostro Expo.
In piena crisi economica e finanziaria l’unica cosa di buon senso da fare è il NOEXPO 2015, ossia invertire la rotta. Prendere tutti quei bei miliardi di soldi pubblici e detassare salari, stipendi e pensioni; destinare risorse e reddito per la sicurezza sul lavoro e per ridurre la precarietà; creare fondi di sostegno agli affitti e al recupero del patrimonio edilizio pubblico e non regalare ogni mq di terreno alla speculazione; investire nelle energie rinnovabili, nel risparmio energetico, nella ristrutturazione energetica degli edifici; migliorare il trasporto pubblico locale e investire sulla mobilità sostenibile; investire nei cervelli e non nel cemento. Con queste parole d’ordine saremo sabato 6 dicembre a Torino e in Val di Susa, perché sono due facce di una lotta per noi medesima contro lo sfruttamento dell’uomo e del proprio territorio, e porteremo questa voce allo sciopero generale del 12 dicembre.Queste parole e i saperi che i territori e le lotte esprimeranno li butteremo in faccia a chi vuole decidere del nostro futuro sopra le nostre teste, a chi vede il business laddove ci sono vite, paesaggi, habitat, beni comuni. Al vostro Expo non abbiamo mai creduto; ora, grazie a voi, alla vostra ingordigia, siamo meno soli. Il mostro che state progettando sarà il motore del nostro consenso e del resto chi semina vento raccoglie tempesta.NO EXPO, NO TAV, NO alla devastazione dei nostri territori e delle noste vite



Tratto da:

I SOLDI NON CI SONO? BENE, FACCIAMO IL NOEXPO
di Comitato No Expo
su patto di mutuo soccorso, 04 dic 2008


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mercoledì 17 dicembre 2008

Pino Masciari: domani udienza presso il TAR Lazio


Roma, 17 dic 2008 - In uno Stato che non è più Stato, domani, presso la sede del TAR Lazio, verrà emessa la sentenza che deciderà le sorti di Pino Masciari

Finalmente dopo 4 anni di lunga attesa, domani mattina 18 dicembre 2008 presso il TAR del Lazio - Via Flaminia 189 - Roma si terrà l’udienza che vedrà l’imprenditore Giuseppe (Pino) Masciari con la sua famiglia avverso la decisione del Ministero dell’Interno di revoca dal programma di protezione per i testimoni di giustizia, per riaffermare i suoi diritti costituzionali, diritti all’esistenza, alla libertà e alla sicurezza. Pino Masciari ha denunciato il racket e il sistema politico-istituzionale colluso alla ‘ndrangheta più di quindici anni fa.

Gli amici di Pino Masciari - è scritto in un comunicato pubblicato sul blog dedicato all'imprenditore che è dovuto fuggire dalla Calabria - da ogni parte d’Italia si recheranno in delegazione a Roma per sostenere e affiancare la famiglia Masciari, attendendo insieme a loro la lettura della sentenza.


Tratto da:
Revoca scorta a testimone di Giustizia Pino Màsciari: domani udienza TAR Lazio di A.Mo
su
strill.it, 17 dic 2008




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lunedì 15 dicembre 2008

Manifestazione nazionale contro TUTTE le mafie


- “Io sono Saviano, contro tutte le mafie “ è manifestazione a carattere nazionale che si terrà il 20 dic 2008 in contemporanea nelle città di Milano, Roma, Napoli, Messina, Palermo, Cagliari

"Io Sono Saviano" è un movimento spontaneo ed apartitico, nato sul web dalla necessità di dare un seguito alle manifestazioni di solidarietà nei confronti dello scrittore Roberto Saviano, che un pentito ha indicato come prossimo obiettivo dell’ala stragista dei Casalesi, capeggiata dal latitante Giuseppe Setola.
Il nuovo social network IoSonoSaviano.ning.com è stato creato con l’intento di riunire e coordinare qualunque esponente della società civile volesse partecipare attivamente all’organizzazione di una manifestazione nazionale a sostegno di Roberto Saviano e contro tutte le mafie, che si terrà il 20 dicembre in contemporanea nelle città di Roma, Napoli, Milano, Palermo, Messina e Cagliari.
L’organigramma della neonata piattaforma virtuale è composto da comitati regionali che si gestiscono autonomamente per quanto riguarda le attività che precederanno la manifestazione, coordinandosi poi in vista dell’evento nazionale.
E’ importante sottolineare, però, che la manifestazione del 20 dicembre non è il punto di arrivo di un’esperienza comune nata in un caso particolare, ma rappresenta il primo passo di un movimento che ha lo scopo di tenere costantemente viva l’attenzione dell’opinione pubblica, per far sì che l’interesse mostrato in questa occasione non si esaurisca.
Attraverso azioni di sensibilizzazione, campagne informative, performance visive, cineforum e letture intendiamo continuare a monitorare il fenomeno mafioso al quale gli italiani rischiano pericolosamente di assuefarsi a causa di una mancanza di informazione dettagliata e veritiera.


Tratto da:
Io sono Saviano, no a tutte le mafie




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sabato 6 dicembre 2008





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venerdì 5 dicembre 2008

Venezia: Sospendere subito i lavori del Mose


Venezia, 03 dic 2008 - E’ un opera inutile e dannosa, che serve solo a chi la fa. Sono più di tre anni che i cittadini chiedono la sospensione dei lavori.


Nel 2005 oltre 12500 cittadini veneziani hanno sottoscritto una petizione popolare promossa dall'Assemblea Permanente NOMOSE e presentata al Parlamento Europeo e a tutti gli organismi elettivi italiani, in cui si chiedeva la sospensione dei lavori del progetto Mose in quanto progetto illegittimo e in contrasto con le vigenti norme italiane ed europee, sbagliato e controproducente, devastante per l'ambiente e il paesaggio lagunare, e si richiedeva la realizzazione delle opere graduali sperimentali e reversibili per eliminare subito le acque alte e riqualificare la laguna e la città per ridurre la portata d’acqua in entrata alle tre bocche di porto alzando gradualmente i fondali e stringendo stagionalmente i canali, a cominciare dalla bocca di Lido. Queste opere si potevano fare in tempi velocissimi e avrebbero abbattuto e ridotto tutte le acque alte di almeno 20 centimetri.
Varie sono tutt'ora le soluzioni alternative al Mo.se., come risulta dal lavoro di comparazione e analisi fatto dal Comune di Venezia tra il progetto Mo.se e altri progetti graduali, sperimentabili e reversibili, con impatto ambientale quasi nullo. Per limitare da subito l'erosione della laguna e l'innalzamento delle maree è necessario:
- creare l’alternativa al passaggio delle grandi navi a S. Marco (avamporto galleggiante a mare e/o terminal a Fusina)
- ridurre la dimensione del Canale dei Petroli, estromettere il traffico petrolifero dalla laguna con un sistema a boa galleggiante in Adriatico per l’attracco delle petroliere
- aprire le valli da pesca al flusso delle maree e scavare i canali lagunari periferici impaludati
- continuare con la manutenzione urbana e l’innalzamento per quanto possibile delle parti basse della città (operazione bloccata per mancanza di finanziamenti!)
- innescare processi di riqualificazione ambientale in laguna (con apporto di sedimenti e di acqua dolce) e contrastare i processi erosivi causati dalla navigazione e dal moto ondoso, dalla raccolta delle vongole e dal vento)
Sono passati già tre anni, e nonostante i 2272 milioni di euro già ricevuti, i faraonici lavori del cantiere Mose sono ancora allo stato iniziale, ignorando l'opposizione dello stesso Comune di Venezia.
Finora il Consorzio Venezia Nuova è riuscito ad eseguire solo la parte economicamente più vantaggiosa per le imprese (gigantesche colate di cemento e deposizione di tonnellate di massi per realizzare le nuove dighe foranee e le conche di navigazione, isole artificiali spacciate per barene in cui depositare le tonnellate di fango scavate alle bocche di porto) senza gara d'appalto e senza avere ancora uno straccio di progetto esecutivo riguardo le opere tecnologiche. A TUTT'OGGI NON SI È ANCORA RISOLTO IL PROBLEMA DELLE CERNIERE,INDISPENSABILI PER SOLLEVARE LE PARATOIE DEL MO.S.E.!
Ricordiamo che più di una volta abbiamo denunciato pubblicamente gli impatti negativi che questi lavori hanno avuto sul fragilissimo sistema lagunare: l'escavo alle bocche di porto e le altre opere hanno modificato le correnti e aumentato considerevolmente i volumi d'acqua che entrano in laguna. Siamo convinti che l'ultima acqua alta del 1° dicembre sarebbe stata sicuramente inferiore se non si fossero fatti i lavori attualmente in corso.
Chiediamo al Consorzio Venezia Nuova e al Magistrato alle Acque un serio confronto tecnico-scientifico sul fantomatico progetto esecutivo delle opere tecnologiche con chi ha considerato quest'opera folle e dannosa, e al governo Berlusconi di bloccare i lavori del Mo.s.e., valutando seriamente le soluzioni alternative, graduali e reversibili, meno costose per i contribuenti, e rispettose degli equilibri lagunari.
A CHI DOVRANNO RIVOLGERSI LE ATTUALI GIOVANI GENERAZIONI ED I POSTERI SE DOVESSERO SCOPRIRE NEL PROSSIMO FUTURO CHE QUEST’OPERA, AMMESSO CHE SI RIESCA AD ULTIMARLA, NON DOVESSE DARE I RISULTATI SPERATI, CONSIDERATO CHE MOLTI DEI RESPONSABILI SARANNO GIÀ MORTI?


Tratto da:
per la salvaguardia di venezia: sospendere i lavori del mose
su
Pattodimutuosoccorso, 05 dic 2008



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sabato 29 novembre 2008

Scuola, torna in piazza la protesta.


Milano, 29 nov 2008 - In diecimila contro la riforma. Studenti di superiori e università, insegnanti, genitori, tanti bambini e ragazzi sono ancora una volta scesi in strada per chiedere al governo di fare marcia indietro.

"Noi non ci stiamo": si può raccogliere in questa affermazione, scritta su tanti striscioni e cartelli, il senso della manifestazione di protesta dell'Onda anomala contro la riforma Gelmini che si è tenuta nel pomeriggio a Milano. Studenti di superiori e università, insegnanti, genitori, tanti bambini e ragazzi, esponenti di partiti della sinistra e dei sindacati sono ancora una volta scesi in strada per chiedere al governo di fare marcia indietro.

I manifestanti sono partiti verso le 15.30 da tre punti diversi della città - piazza Lima, a metà di corso Buenos Aires, Porta Romana e piazzale Baracca - e i vari cortei, aperti da camion e pullmini con altoparlanti per diffondere slogan e musica, si sono riuniti in una sorta di serpentone unico in piazza Duomo. Alle 17 erano presenti, complessivamente secondo gli organizzatori, oltre 10mila persone che sono poi andate a casa prima delle 18. Tutto è avvenuto tranquillamente, sotto un cielo plumbeo e poi piovigginoso, all'insegna di un happening sì di lotta ma anche del divertimento. E' stato lanciato qualche fumogeno colorato e gli universitari hanno disegnato sui muri decine di volti di Anna Adamolo, personaggio virtuale divenuto simbolo della protesta contro Mariastella Gelmini.

Il ministro dell'Istruzione è diventato il bersaglio di motti e canzonette ironiche lungo tutto il percorso. In sintesi i manifestanti hanno chiesto di abolire il maestro unico e i tagli alla scuola e alla ricerca e di reintrodurre il tempo pieno. Sono anche stati contestati i finanziamenti alla scuola privata. Proprio su questo tema il consigliere lombardo del Prc, Luciano Muhlbauer, ha diffuso un rapporto in cui contesta i buoni scuola in Lombardia. Ma la manifestazione è stata anche l'occasione - soprattutto da parte dei sindacati di base Cub, Cobas e Sdl intercategoriale - di fare propaganda per lo sciopero generale del 12 dicembre proclamato su una piattaforma più radicale di quello della Cgil che ha confermato l'astensione. Anche il ministro Brunetta è stato contestato a più riprese.


Tratto da:
Scuola, torna in piazza la protesta
su
Repubblica, 29 nov 2008


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venerdì 28 novembre 2008

Disordini nelle università Italiane


Roma, 28 nov 2008 - Un gruppo di studenti ha fatto irruzione nell'Aula Magna, interrompendo l'inaugurazione dell'anno accademico. Blitz dell'assemblea 'No Gelmini' nel Centro congressi a Torino. Proteste davanti a palazzo Grazioli.

Un gruppo di studenti ha fatto irruzione nell'Aula Magna dell'Università 'La Sapienza' di Roma, interrompendo la lectio magistralis prevista per la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico. Un blitz messo in atto nello stesso giorno di mobilitazione indetto per protestare contro i tagli all'istruzione e la tragedia di Rivoli, dove un ragazzo ha perso la vita nel crollo di un controsoffitto all'interno del suo liceo.
Al grido di 'Noi la crisi non la paghiamo', gli studenti hanno interrotto la lezione della docente Irene Bozzoni sul tema della distrofia muscolare. Gli studenti hanno accusato poi Luigi Frati, rettore della Sapienza di averli apostrofati come fascisti: "Io non ho chiamato gli studenti fascisti” replica lo stesso Frati. “Ho solo detto che è tipico del fascismo non far parlare gli altri. Io avevo invitato a parlare anche gli studenti” ha aggiunto Frati “ognuno era libero di intervenire, così come ha fatto Gianluca Viscido. E' evidente che cercavano visibilità, non a caso hanno scelto di intervenire dopo che l'inaugurazione era avvenuta, sapendo che ci sarebbero stati i giornalisti".

Si tengono oggi anche cortei di protesta. Le manifestazioni - spiega una nota dell'Unione degli studenti a proposito delle iniziative previste per oggi - si stanno svolgendo in tutta Italia contro i tagli all'istruzione e in particolare per un sostanziale aumento dei fondi per l'edilizia scolastica.
Nell'ambito della protesta un centinaio di studenti hanno assediato Palazzo Grazioli, residenza del premier a Roma. I ragazzi, al grido "vergogna" e "buffone", hanno denunciato "la gravità delle parole di Berlusconi - si legge in un comunicato stampa di 'Scuole in rivolta' - che ha voluto ridurre vergognosamente a fatalità quello che è stato invece la conseguenza tragica di anni di tagli alla spesa sociale nel paese".

Gli studenti e le studentesse delle 'Scuole in rivolta' di Roma hanno contestato anche sotto la sede del 'Messaggero' in via del Tritone, sostenendo che "gli articoli di questi giorni hanno ridotto le mobilitazioni a un problema di viabilità". Contestazioni anche nei confronti del quotidiano 'Libero' "per gli infamanti articoli su piazza Navona".

A Torino invece una trentina di universitari aderenti all'assemblea 'No Gelmini' sono entrati nel Centro congressi Torino Incontra mentre era in corso un convegno, cui partecipava, tra gli altri, il sindaco Sergio Chiamparino. C'è stato qualche momento di tensione e, stando a quanto riferiscono le Forze dell'ordine, ci sarebbero due contusi tra gli agenti venuti in contatto con i manifestanti. E contusi, secondo quanto riferiscono gli stessi manifestanti, ci sarebbero anche tra i giovani entrati nel centro congressi. Un rappresentante dell'assemblea dei ragazzi ha letto un volantino che poco prima era stato distribuito davanti alla sede di IntesaSanPaolo dove gli studenti avevano inscenato una performance teatrale che aveva per protagonisti San Paolo e i ministri Tremonti e Gelmini. Prima di lasciare la sala, i giovani hanno anche ricordato le vittime della Thyssen e il ragazzo morto sabato scorso a Rivoli. I rappresentanti dell'assemblea 'No Gelmini' hanno quindi esposto un assegno gigante intestato a 'Onda anomala Torino' per l'ammontare di 1,5 mld con la causale 'Risarcimento danni'. Usciti dal Centro congressi, i giovani hanno proseguito fino a Palazzo Nuovo dove la manifestazione si è poi sciolta. "Hanno posto in maniera un po' semplice e semplicistica un problema vero, quello che riguarda il finanziamento della ricerca e dell'educazione che sono fattori strategici per lo sviluppo del Paese", ha raccontato il sindaco di Torino. "Se avessero chiesto subito di entrare si sarebbe evitato anche qualche inizio di tafferuglio fuori dalla sala", ha concluso.

Intanto il Senato ha approvato questa mattina il ddl di conversione del decreto legge n. 180, recante "disposizioni urgenti per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca". "L'approvazione del decreto Gelmini è una grande prova di forza e di compattezza della maggioranza", ha dichiarato il presidente del Pdl al Senato Maurizio Gasparri. Voto contrario da Pd e Idv. "Perché le poche aspirine contenute nel testo sono ben misera cosa rispetto all'urgenza di una vera riforma", ha detto Vincenzo Vita spiegando il no del partito democratico.


Tratto da:

Università, interrotta cerimonia alla Sapienza
su
adnkronos , 28 nov 2008


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