sabato 29 novembre 2008

Scuola, torna in piazza la protesta.


Milano, 29 nov 2008 - In diecimila contro la riforma. Studenti di superiori e università, insegnanti, genitori, tanti bambini e ragazzi sono ancora una volta scesi in strada per chiedere al governo di fare marcia indietro.

"Noi non ci stiamo": si può raccogliere in questa affermazione, scritta su tanti striscioni e cartelli, il senso della manifestazione di protesta dell'Onda anomala contro la riforma Gelmini che si è tenuta nel pomeriggio a Milano. Studenti di superiori e università, insegnanti, genitori, tanti bambini e ragazzi, esponenti di partiti della sinistra e dei sindacati sono ancora una volta scesi in strada per chiedere al governo di fare marcia indietro.

I manifestanti sono partiti verso le 15.30 da tre punti diversi della città - piazza Lima, a metà di corso Buenos Aires, Porta Romana e piazzale Baracca - e i vari cortei, aperti da camion e pullmini con altoparlanti per diffondere slogan e musica, si sono riuniti in una sorta di serpentone unico in piazza Duomo. Alle 17 erano presenti, complessivamente secondo gli organizzatori, oltre 10mila persone che sono poi andate a casa prima delle 18. Tutto è avvenuto tranquillamente, sotto un cielo plumbeo e poi piovigginoso, all'insegna di un happening sì di lotta ma anche del divertimento. E' stato lanciato qualche fumogeno colorato e gli universitari hanno disegnato sui muri decine di volti di Anna Adamolo, personaggio virtuale divenuto simbolo della protesta contro Mariastella Gelmini.

Il ministro dell'Istruzione è diventato il bersaglio di motti e canzonette ironiche lungo tutto il percorso. In sintesi i manifestanti hanno chiesto di abolire il maestro unico e i tagli alla scuola e alla ricerca e di reintrodurre il tempo pieno. Sono anche stati contestati i finanziamenti alla scuola privata. Proprio su questo tema il consigliere lombardo del Prc, Luciano Muhlbauer, ha diffuso un rapporto in cui contesta i buoni scuola in Lombardia. Ma la manifestazione è stata anche l'occasione - soprattutto da parte dei sindacati di base Cub, Cobas e Sdl intercategoriale - di fare propaganda per lo sciopero generale del 12 dicembre proclamato su una piattaforma più radicale di quello della Cgil che ha confermato l'astensione. Anche il ministro Brunetta è stato contestato a più riprese.


Tratto da:
Scuola, torna in piazza la protesta
su
Repubblica, 29 nov 2008


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venerdì 28 novembre 2008

Disordini nelle università Italiane


Roma, 28 nov 2008 - Un gruppo di studenti ha fatto irruzione nell'Aula Magna, interrompendo l'inaugurazione dell'anno accademico. Blitz dell'assemblea 'No Gelmini' nel Centro congressi a Torino. Proteste davanti a palazzo Grazioli.

Un gruppo di studenti ha fatto irruzione nell'Aula Magna dell'Università 'La Sapienza' di Roma, interrompendo la lectio magistralis prevista per la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico. Un blitz messo in atto nello stesso giorno di mobilitazione indetto per protestare contro i tagli all'istruzione e la tragedia di Rivoli, dove un ragazzo ha perso la vita nel crollo di un controsoffitto all'interno del suo liceo.
Al grido di 'Noi la crisi non la paghiamo', gli studenti hanno interrotto la lezione della docente Irene Bozzoni sul tema della distrofia muscolare. Gli studenti hanno accusato poi Luigi Frati, rettore della Sapienza di averli apostrofati come fascisti: "Io non ho chiamato gli studenti fascisti” replica lo stesso Frati. “Ho solo detto che è tipico del fascismo non far parlare gli altri. Io avevo invitato a parlare anche gli studenti” ha aggiunto Frati “ognuno era libero di intervenire, così come ha fatto Gianluca Viscido. E' evidente che cercavano visibilità, non a caso hanno scelto di intervenire dopo che l'inaugurazione era avvenuta, sapendo che ci sarebbero stati i giornalisti".

Si tengono oggi anche cortei di protesta. Le manifestazioni - spiega una nota dell'Unione degli studenti a proposito delle iniziative previste per oggi - si stanno svolgendo in tutta Italia contro i tagli all'istruzione e in particolare per un sostanziale aumento dei fondi per l'edilizia scolastica.
Nell'ambito della protesta un centinaio di studenti hanno assediato Palazzo Grazioli, residenza del premier a Roma. I ragazzi, al grido "vergogna" e "buffone", hanno denunciato "la gravità delle parole di Berlusconi - si legge in un comunicato stampa di 'Scuole in rivolta' - che ha voluto ridurre vergognosamente a fatalità quello che è stato invece la conseguenza tragica di anni di tagli alla spesa sociale nel paese".

Gli studenti e le studentesse delle 'Scuole in rivolta' di Roma hanno contestato anche sotto la sede del 'Messaggero' in via del Tritone, sostenendo che "gli articoli di questi giorni hanno ridotto le mobilitazioni a un problema di viabilità". Contestazioni anche nei confronti del quotidiano 'Libero' "per gli infamanti articoli su piazza Navona".

A Torino invece una trentina di universitari aderenti all'assemblea 'No Gelmini' sono entrati nel Centro congressi Torino Incontra mentre era in corso un convegno, cui partecipava, tra gli altri, il sindaco Sergio Chiamparino. C'è stato qualche momento di tensione e, stando a quanto riferiscono le Forze dell'ordine, ci sarebbero due contusi tra gli agenti venuti in contatto con i manifestanti. E contusi, secondo quanto riferiscono gli stessi manifestanti, ci sarebbero anche tra i giovani entrati nel centro congressi. Un rappresentante dell'assemblea dei ragazzi ha letto un volantino che poco prima era stato distribuito davanti alla sede di IntesaSanPaolo dove gli studenti avevano inscenato una performance teatrale che aveva per protagonisti San Paolo e i ministri Tremonti e Gelmini. Prima di lasciare la sala, i giovani hanno anche ricordato le vittime della Thyssen e il ragazzo morto sabato scorso a Rivoli. I rappresentanti dell'assemblea 'No Gelmini' hanno quindi esposto un assegno gigante intestato a 'Onda anomala Torino' per l'ammontare di 1,5 mld con la causale 'Risarcimento danni'. Usciti dal Centro congressi, i giovani hanno proseguito fino a Palazzo Nuovo dove la manifestazione si è poi sciolta. "Hanno posto in maniera un po' semplice e semplicistica un problema vero, quello che riguarda il finanziamento della ricerca e dell'educazione che sono fattori strategici per lo sviluppo del Paese", ha raccontato il sindaco di Torino. "Se avessero chiesto subito di entrare si sarebbe evitato anche qualche inizio di tafferuglio fuori dalla sala", ha concluso.

Intanto il Senato ha approvato questa mattina il ddl di conversione del decreto legge n. 180, recante "disposizioni urgenti per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca". "L'approvazione del decreto Gelmini è una grande prova di forza e di compattezza della maggioranza", ha dichiarato il presidente del Pdl al Senato Maurizio Gasparri. Voto contrario da Pd e Idv. "Perché le poche aspirine contenute nel testo sono ben misera cosa rispetto all'urgenza di una vera riforma", ha detto Vincenzo Vita spiegando il no del partito democratico.


Tratto da:

Università, interrotta cerimonia alla Sapienza
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adnkronos , 28 nov 2008


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martedì 25 novembre 2008

Il commissario Costa ha mentito ai vicentini?


Vicenza, 24 nov 2008 - Secondo il movimento 'No Dal Molin', gli statunitensi non starebbero rispettando il progetto preliminare di ampliamento della base militare.

Gli ingegneri del 'Presidio permanente contro la base', che stamattina hanno presentato nuove mappe del progetto, comunicano che "le carte smentiscono le rassicurazioni del commissario Costa, che aveva promesso alla città la parte est del Dal Molin (mentre l'insediamento statunitense verrebbe realizzato a ovest) e l'assenza di voli militari". Inoltre, sempre secondo il movimento, la nuova base militare non solo occuperebbe l'intera area del Dal Molin (e non soltanto metà, come dichiarato), ma nella zona che sarebbe stata donata alla città come compensazione, gli statunitensi avrebbero progettato una pista di decollo e atterraggio.


Tratto da:
Vicenza: 'No dal Molin', "In progetto anche pista di volo"
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Corriere della Sera, 24 nov 2008


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mercoledì 19 novembre 2008

Cronaca di uno sgombero


Aprilia, 18 nov 2008 - Questa notte decine di uomini delle forze dell'ordine hanno bloccato la via Nettunense ed hanno fatto irruzione nel terreno che ospita il presidio “no turbogas” di Aprilia.

I militari sono entrati in tenuta anti sommossa con mezzi di scavo e camion. E’ stato creato un cordone militare per impedire l'accesso al presidio e con le ruspe è stata avviata la recinzione del terreno che nei progetti dovrà ospitare la centrale turbogas di Sorgenia ad Aprilia.
Tutto questo è accaduto in piena notte, alle 03.30 circa, mentre all'interno del presidio si trovavano circa quattro persone che sono state portate in questura per l’identificazione e subito rimesse in libertà.

Dopo le garanzie arrivate dalla regione Lazio che asseriva di "star facendo pressioni verso la prefettura per sospendere tutto in attesa del consiglio regionale", dopo le parole di ieri pomeriggio delle forze dell'ordine che negavano la possibilità di un imminente sgombero; un blitz quasi militare è stato messo in atto.

La decisione della Giunta Marrazzo di non interferire con la scelta del Prefetto di costruire la centrale Sorgenia, è stata percepita dai cittadini come la conferma che le istituzioni avessero abbandonato lo scopo di difendere i diritti e i voleri delle normali persone.
Questo avvenimento ha determinato la decisione dei cittadini della zona di valutare la possibilità di percorrere altre strade, oltre a quella burocratica, per dar voce alle loro proteste.



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venerdì 14 novembre 2008

La grande Onda che travolge tutto


Roma, 14 nov 2008 - “Siamo 200 mila“ gridano dai megafoni i tre cortei di studenti medi, universitari e ricercatori che sfilano per le strade di Roma contro la legge 133. Sono partiti dal trivio nei pressi della stazione Termini e si sono uniti per manifestare contro i tagli all'istruzione.

Da piazza della Repubblica la musica accompagna l'attesa degli studenti medi che protestano «perché l'università è il loro futuro». A piazza dei Cinquecento, davanti alla stazione, invece si schierano gli studenti universitari di tutta Italia appena scesi dai treni a cui si unisce la lunga marcia partita da “La Sapienza” seguita dal gruppo dell'Ateneo di Pisa. «Ancora non possiamo muoverci – avverte inizialmente il megafono – perché il corteo della Sapienza sta ancora sfilando, la testa è ancora alla Minerva».
In marcia si spiegano striscioni, qualcuno appena arrivato dal treno lo scrive sul marciapiede. I ricercatori sfilano in camicie bianco. I geologi brandiscono un martelletto gigante di cartone, quelli di biologia si sono fatti una collana di provette. Arriva l'Onda calabra, quella marchigiana, gli studenti di Brescia «si vergognano della Gelmini». «Il ministro - spiegano alcuni studenti che sorreggono lo striscione - è nata in provincia di Brescia ed è bene che sappia che gli studenti della sua città sono i primi a vergognarsi di lei». Lo striscione dei salernitani invece evoca il doppio senso tra la Gelmini e l'Enterogelmina.
L'Onda liceale ha tappezzato il camioncino di forbici e tra i manifestanti compaiono due enormi fantocci. Ballano insieme, ma non vanno molto d'accordo. L'istruzione è una donna – befana, sopra il mantello, sotto gli stracci. Le balla intorno un Tremonti enorme con le forbici in mano.
L'Onda dei futuri universitari segue la musica dal camioncino, non solo «Bella ciao», la più gettonata è la canzone de «Er Piotta», quella dei giovani surfisti perché ricorda che c'è anche ancora un altra onda e non è possibile non cavalcarla. «Né rossi né neri ma liberi pensieri» si legge ancora su alcuni striscioni nonostante gli scontri di Piazza Navona. Non mancano le bandiere degli «studenti di sinistra». E a piazza dei Cinquecento alcuni ragazzi hanno esposto uno striscione con la scritta: «Blocco Studentesco odia gli studenti», con i caratteri e i colori della polizia. Lo striscione è stato esposto da due ragazzi vestiti di nero e poi subito ritirato. «È un modo ironico per intendere che quello tra gli studenti del Blocco e le forze dell'ordine è un connubio», ha detto uno degli autori dello striscione. «Non vogliamo i fascisti nelle nostre facoltà» gridano invece dai megafoni gli studenti dell'Università di Roma Tre» che arrivano da Piramide e ancora: «Oggi non accetteremo nessuna provocazione» aggiunge uno studente riferendosi agli scontri di piazza Navona. «Questo pomeriggio i fascisti andranno sotto il ministro della Pubblica istruzione mentre noi - hanno gridato - saremo a protestare sotto i palazzi del potere, che non valgono nulla». Dopo una brevissima pausa in cui tutti si sono seduti a terra, il corteo ha ripreso il cammino verso il Colosseo, mentre dagli altoparlanti si alternano gli interventi di studenti universitari anche provenienti da altre città italiane.
Il coro è unanime, e a vederlo per le strade di Roma il corteo de «gli studenti incazzati» ha un solo slogan: «No alla 133». Il ritmo lo tiene il megafono: «Noi la crisi non la paghiamo» accompagnato dal rintocco di un tamburo. Fuori dal coro solo gli studenti di Forza Italia: «Quelli che oggi sono scesi in piazza a protestare contro il ministro Gelmini - fanno sapere infatti da Alternativa studentesca - continuano ad essere manovrati dalla politica e dai sindacati più conservatori e a non rappresentare nessuno». «Una partecipazione straordinaria - dice invece l'Udu, Unione degli universitari - come d' altro canto era attesa, di universitari e studenti medi per dire «no» a queste scelte scellerate del Governo che non guarda al futuro dei giovani come a quello del Paese».
Arrivata a Piazza Venezia, dove il corteo degli studenti si è unito a quello dei sindacati che hanno sfilato da Bocca della verità, l'Onda si è divisa in due nel tentativo di arrivare a Piazza Montecitorio per manifestare davanti alla Camera.


Tratto da:
Roma, ancora un'altra Onda di Alessia Grossi
su
L’Unità, 14 nov 2008


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mercoledì 12 novembre 2008

Chiaiano, interrogazione dell’ on. Monica Frassoni


Roma, 11 nov 2008 - Interrogazione della deputata europea su ritrovamento amianto e rifiuti tossici: “SIAMO AL DISASTRO AMBIENTALE: LA COMMISSIONE EUROPEA NON PUO PIU’ TACERE: NO ALLE DEROGHE ALLA TUTELA AMBIENTALE”

“Cosa intende fare la Commissione europea nei confronti del governo italiano, dopo il ritrovamento di ben diecimila tonnellate di amianto in fibre libere e altri rifiuti tossici contenuti in sacchi di plastica, alcuni recanti anche marchio Enel?”. Lo chiede in una interrogazione alla Commissione europea, che ha sei settimane per rispondere, la presidente del Gruppo dei Verdi Monica Frassoni la quale sottolinea che “per mesi sono stati effettuati carotaggi che avrebbero dimostrato l’idoneità del sito di Chiaiano all’apertura di una discarica. Risulta inoltre che le pale meccaniche operanti nell’area abbiano rotto una certa quantità di sacchi e che adesso, nell’ aria circolino le pericolose fibre. Permettere deroghe alle norme di tutela e controllo ambientale porta solo al disastro: dunque, è necessaria una reazione immediata da parte dell’Europa. Dopo il ritrovamento dei rifiuti tossici e le gravi manomissioni dei sacchi che li contenevano, la Commissione deve considerare contrarie al diritto UE il recente decreto legge, n. 172 del 6 novembre 2008, che concede la possibilità di derogare alle normative vigenti in materia di prelievo e trasporto di rifiuti pericolosi (art. 2) e in merito alla individuazione di aree da attrezzare a siti di stoccaggio provvisorio per i rifiuti medesimi “.


Tratto da:
Chiaiano, interrogazione dell’ on. Monica Frassoni di Santolo Felaco
su
AGORAVOX, 11 nov 2008


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martedì 11 novembre 2008

Gassificatore di Malagrotta


Roma, 11 nov 2008 -sequestrato il gassificatore di Malagrotta alle porte di Roma. Manca la certificazione di prevenzione degli incendi

Sequestrato. L’impianto di Malagrotta, la discarica con inceneritore alle porte di Roma, è finita sotto sigillo. Martedì mattina, il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri ha infatti accertato che nell’impianto non c’era la certificazione di prevenzione incendi e non rispondeva ad altri requisiti di legge. Niente male per un «rigassificatore» che brucia il combustibile ottenuto dai rifiuti per produrre energia. E soprattutto per un impianto che doveva essere inaugurato giovedì 13 novembre.

Di fatto, il rigassificatore era già attivo. E da tempo le associazioni ambientaliste e i comitati di cittadini chiedevano che l’impianto fosse chiuso. Secondo il Wwf, ad esempio, sono «troppe le risposte mancate relative alla tecnologia utilizzata e agli strumenti di monitoraggio utili a garantire la salute di ambiente e cittadini in una delle aree a più alto impatto ambientale del Paese con la discarica più grande d'Europa, l'obsoleto inceneritore di rifiuti ospedalieri, la raffineria più importante d'Italia».

A conferma delle preoccupazioni di chi nei dintorni di Malagrotta ci vive, pochi giorni fa, era arrivato anche l’arresto di Francesco Rando, responsabile della società E.Giovi che gestisce appunto la discarica. Si è beccato un anno di arresto e 15 mila euro di multa per aver fatto smaltire «rifiuti pericolosi nella discarica derivanti dal trattamento chimico-fisico del percolato della discarica e dei fanghi conferiti dall'Acea, malgrado la sua società avesse ottenuto una autorizzazione diversa per lo smaltimento di rifiuti speciali». Inoltre Rando, che dovrà risarcire i danni in separata sede alle parti civili (Wwf Lazio, Comitati di cittadini e altri) era accusato anche di avere ammesso in discarica i rifiuti pericolosi senza che ci fosse alcuna documentazione prescritta e senza alcuna verifica analitica.

A Malagrotta arrivano ogni giorno 4500 tonnellate di rifiuti. La discarica avrebbe dovuto chiudere i battenti già il 31 marzo scorso: «Ci avevano detto che se volevamo la chiusura della discarica più grande d’Europa, con la quale conviviamo da oltre trent’anni – ricordano i comitati dei cittadini –dovevamo accettare la costruzione del gassificatore. Ora questo non basta più e ci dicono che prima deve essere pronta la nuova discarica, auspicabilmente nell’arco di quattro-cinque mesi». Nel frattempo, a chiuderla, ci hanno pensato i carabinieri.


Tratto da:
Malagrotta, sequestrato il gassificatore alle porte di Roma
su L’Unità, 11 nov 2008


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lunedì 10 novembre 2008

Migliaia in corteo a Chiaiano


Chiaiano, 9 nov 2008 - Ha avuto luogo una manifestazione per chiedere il blocco dei lavori e la bonifica dall’amianto. Sono stati finalmente resi pubblici i video shock che documentano il tentativo del governo di nascondere 10 mila tonnellate di amianto trovato nelle cave.

In migliaia hanno sfilato stasera per le strade di Chiaiano e Marano a nord di Napoli per reclamare l’immediato blocco dei lavori nella cava del poligono e la bonifica di tutta l’area dopo il ritrovamento di 10 mila tonnellate di amianto smaltito abusivamente nella cava. Il Presidio permanente attraverso un “investigazione del basso” e’ riuscita a smascherare l’ennesimo scempio che l’esercito italiano mandato dal governo stava compiendo nella cava del poligono. Dopo il ritrovamento di un ingente quantità di amianto il genio militare ha costruito una vasca in cui ha sotterrato nuovamente l’amianto trovata all’interno dell’area di interesse strategico militare. Un vero e proprio disastro ambientale commesso dal governo. Per questo, dopo l’esposto alla magistratura, la comunità resistente di Chiaiano e Marano chiedono l’immediato blocco dei lavori, la cancellazione dell’ipotesi di discarica a Chiaiano, e la bonifica di tutta l’area. In piazza oggi insieme alla comunità resistente di Chiaiano e Marano anche il movimento dell’Onda napoletano. Nei giorni scorsi si e’ tenuta l’assemblea pubblica tra il Presidio permanente ed il movimento dell’Onda presso l’Orientale Occupato, e dopo la partecipazione dei cittadini di Chiaiano e Marano alla mobilitazione del 7 novembre con gli studenti, oggi gli studenti sono scesi in piazza al fianco dei cittadini di Chiaiano e Marano.
Tratto da:
Migliaia in corteo a Marano
su
ChiaiaNO, 9 nov 2008


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sabato 8 novembre 2008

Mani alzate, fughe e manganellate: la battaglia della stazione Ostiense


Roma, 08 nov 2008 - "Giornalisti, siamo giornalisti, stampa stampa" ho gridato d'istinto con le mani alzate cercando di evitare le prime manganellate assieme ad altri due cronisti che si trovavano accanto a me. Ma quando ho visto la violenza con cui gli agenti colpivano gli studenti, circa una trentina di ragazzi e ragazze tra i 20 e i 26 anni chiusi in uno spazio di neanche 20 metri quadrati, ho tentato di scappare.

Sono all'incirca le 15 quando gli studenti dell'Onda, dopo una giornata di cortei, arrivano alla stazione Ostiense, a Roma, per bloccare simbolicamente i binari. Stavo tentando di scavalcare i tornelli per raggiungere, assieme ai fotografi e agli altri cronisti, le banchine prima che arrivasse il resto del corteo. Ma è bastato attendere qualche frazione di secondo in più, giusto il tempo di aspettare che un cameraman oltrepassasse il tornello, per sentire le urla degli studenti dietro alle mie spalle e vedere più di una decina di agenti di polizia in tenuta antisommossa sferrare i manganelli contro di noi. Ho sentito un rumore sordo, un dolore improvviso alla testa. La prima manganellata.

Gli studenti si spintonavano per uscire dai cancelli sbarrati dalle forze dell'ordine. Urlavano agli agenti di smetterla di picchiare, tenevano le mani alzate. Ho trovato un piccolo passaggio nella ressa, mi sono coperta la testa con le mani e ho sentito il secondo colpo. Più forte, duro, secco. Sopra il gomito. Dietro di me una voce :"Di qua di qua, passate di qua" gridavano i pendolari della stazione.

E mentre la polizia continuava a manganellare, sono riuscita a scappare, insieme agli studenti, dalla gabbia della stazione. Qualche ragazzo è caduto e, mentre tentava di rialzarsi, è stato colpito nuovamente dalle forze dell'ordine. A quel punto, dal corteo degli studenti che si trovavano fuori dalla stazione Ostiense sono iniziati i cori contro gli agenti di polizia. Sono volate bottiglie di plastica e di vetro, non più di una decina.

Mi sono guardata attorno: c'erano studenti che piangevano. Una ragazza si teneva la testa, un'altra si toccava il braccio dolorante. Un ragazzo perdeva sangue dalla testa. E tutto questo per aver cercato di scavalcare i tornelli e tentare di bloccare, simbolicamente, i binari di dei treni. Una decisione che gli studenti dell'Onda avevano preso almeno un'ora prima di raggiungere la stazione Ostiense. Lo avevamo capito noi giornalisti quando abbiamo visto i leader della protesta che concordavano il percorso con i dirigenti delle forze dell'ordine e ci sembrava impossibile che non lo avessero capito anche loro.

Eppure, all'ingresso della stazione, gli agenti si sono schierati ai lati dell'edificio. Quasi ad attendere che gli studenti entrassero per poter poi intervenire.
Mentre mi accorgo che negli scontri mi si erano spaccati anche gli occhiali, sento una ragazza avvicinarsi e dirmi "vieni via, corri". Mi giro e mi rendo conto che gli scontri stanno ricominciando. Da fuori intravedo un fuggi fuggi davanti all'ingresso della stazione Ostiense. Poi torna la calma. E gli studenti dell'Onda tornano in corteo verso la Sapienza.


Tratto da:
Mani alzate, fughe e manganellate di Laura Mari
su
Repubblica.it, 8 nov 2008





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giovedì 6 novembre 2008

Via alla Tav anche con la forza


Milano, 06 nov 2008 - Il premier Berlusconi dice:“ I trafori per il Corridoio 5 e le altri grandi opere s'hanno da fare. A costo di usare la forza e l'esercito, come in Campania per l'emergenza rifiuti“

Sceglie il palco del Salone del ciclo e motociclo di Milano, Silvio Berlusconi, per dettare la nuova linea. Dura. «Lo Stato — dice — garantirà la ripresa dei lavori del Corridoio 5 anche attraverso l'uso della forza. Come abbiamo fatto a Napoli, dove lo Stato è ritornato a fare lo Stato ». Perché è «fortissimo convincimento » del premier che «lo Stato non è legittimato come tale se non garantisce il diritto dei cittadini e l'attuazione di quelle decisioni che istituzioni elette democraticamente hanno democraticamente assunto ». Tradotto: altre Val di Susa non saranno tollerate. «Non c'è comunità o minoranza — rimarca il premier — che oggi possa pretendere di fermare un cantiere o di occupare un'autostrada ».
Berlusconi ci tiene a far sapere che non è più il tempo dei governi di sinistra, quando «a causa della presenza di Rifondazione », blocchi, picchetti e occupazioni venivano considerati «espressione di democrazia diretta, mentre sono solo una violenza contro gli altri cittadini, le istituzioni e lo Stato». Le infrastrutture, per il premier, sono una delle principali risposte a una crisi che dalla finanza si sta trasferendo all'economia reale. Perciò, grazie ai 16 miliardi di euro «già a disposizione », bisogna riaprire al più presto cantieri come quello del Frejus e far ripartire «quel piano da 125 miliardi di euro per le grandi opere che il mio precedente governo aveva messo a punto e che la sinistra, inspiegabilmente, per l'influsso degli ecologisti, aveva bloccato». Una ricostruzione contestata da Sergio D'Antoni, responsabile per il Mezzogiorno del governo ombra: «Tutti i cantieri dell'Alta velocità sono stati aperti dal centrosinistra. Bene i 16 mi-liardi di euro. Ma il sospetto è che vogliano ancora una volta dirottare fondi destinati al Meridione ».
Duro il leader Prc Paolo Ferrero: «Berlusconi pensa di essere il Duce. L'idea che le opere pubbliche inutili siano da realizzarsi a prescindere dal grado di consenso è completamente antidemocratica». Anche Antonio Di Pietro obietta: «Invece dell'uso della forza è necessario l'uso della concertazione e individuare le risorse economiche, questo governo non ha stanziato neppure un euro per la legge obiettivo e per le infrastrutture in generale». E il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza: «Evidentemente Berlusconi non sa che si sta lavorando da tempo con un tavolo che vede collaborare il ministro Matteoli e il sottosegretario Letta con tutti i sindaci». E proprio gli amministratori della Val di Susa hanno convocato una conferenza urgente dei sindaci, quindi inviato una richiesta di chiarimento ufficiale a Palazzo Chigi. «Il presidente vuole dare un calcio all'osservatorio e alla strada del dialogo? — dice il presidente della comunità montana Antonio Ferrentino —. Faccia pure, ricompatterà in un unico fronte sindaci, comitati e movimenti ». Ma il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli getta acqua sul fuoco: «Quest'opera deve essere realizzata. Berlusconi ha fatto una battuta per dire con forza quanto quest'opera sia prioritaria per noi».


Tratto da:
Via alla Tav anche con la forza di Luca Angelini
su
Corriere.it, 6 nov 2008


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No Gelmini Day il 13


Non si fermano le proteste delle scuole elementari contro la «riforma» Gemini, che cancella il tempo pieno, impone il maestro unico e taglia migliaia di insegnanti. Giovedì 13 novembre le scuole del Municipio VII, periferia sud est della capitale [Centocelle, Tor Tre Teste, Alessandrino] organizzeranno un nuovo «No Gelmini day». L’iniziativa partirà dal 34° Circolo per dire «No una legge che mette in ginocchio l’esperienza didattica più invidiata del Paese: la scuola elementare», si legge in un comunicato. L’ appuntamento è alle 17 alla scuola «Madre Teresa di Calcutta» di Via Olcese, a Tor Tre Teste. Da lì, si snoderà un corteo che vedrà la partecipazione di genitori, docenti e bambini fino a via Prenestina. La manifestazione terminerà con un dibattito alla sede del Municipio.
Proprio ieri docenti del 34° Circolo di Roma hanno votato all’unanimità una mozione che esprime un netto rifiuto alle disposizioni del decreto 137. «Il decreto
- si legge nella delibera inviata al ministro dell’istruzione - vanifica di fatto il tempo pieno, aldilà di ogni dichiarazione verbale del ministro Gelmini, e impoverisce culturalmente e pedagogicamente l’impianto di questo segmento scolastico».


Tratto da:
No Gelmini Day il 13
su Carta, 5 novembre 2008



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martedì 4 novembre 2008

Expo di Milano 2015


Rho - Milano, 04 nov 2008 - Il Comitato "No Expo 2015" denuncia che nei cantieri l’unica sicurezza rimasta è la 'ndrangheta. " Siamo diventati preda della criminalità organizzata."

Milano è la città dove non si fanno le piste ciclabili perché tolgono spazio alla sosta auto; nella Fiera di Milano (presa a modello per Expo 2015) si continua a lavorare in nero e tramite “caporalato” anche per opere ritenute indispensabili.

Si lavora nell’illegalità e si continua a morire per la bassa sicurezza. I finanziamenti non bastano a concludere il progetto; finora gli unici soldi che ci sono sicuramente sono quelli di mafia e ‘ndrangheta, molto interessate agli appalti di Expo e già attive nei tanti cantieri. Le cave sono in mano alla criminalità organizzata dove vengono smaltiti rifiuti, anche tossici, prodotti nei cantieri del T.A.V. e della Fiera.

Sono partite le prime indagini della Magistratura sul rapporto tra ‘Ndrangheta e politica legate all’Expo Milano. La ‘Ndrangheta non è un problema di sicurezza, perché qui agisce senza farsi vedere; preferisce nascondersi dietro una facciata di rispettabilità sotto cui si nasconde una realtà fatta di sfruttamento del lavoro nero, di uso e abuso del territorio, di violento scontro tra “bande” di potere.

E’ scandalosa la posizione di alcune forze politiche che rifiutano a Milano l’istituzione di una Commissione Comunale Antimafia, per combattere le possibili infiltrazioni della ‘Ndrangheta negli appalti di Expo 2015 e delle grandi opere collegate.

Mentre le istituzioni si attardano in polemiche controproducenti, nei cantieri si continua a morire di lavoro nero ed il territorio viene inquinato senza scrupolo, comprese aree protette di interesse ambientale. Ne è un esempio la scoperta di 7 cave di rifiuti provenienti dai cantieri della Fiera e smaltiti illegalmente da organizzazioni mafiose nei cantieri di costruzione della Tav oppure la cancellazione di un laghetto naturale riempito di rifiuti edili in un’area protetta di pertinenza del Parco Sud Milano.

L’ennesimo campanello d’allarme, per chi lo vuole sentire, della necessità di intervenire con provvedimenti efficaci e controlli serrati nell’edilizia, dove troppo spesso infiltrazioni mafiose hanno gioco facile a inserirsi nel sistema dei subappalti, nella gestione della manodopera in nero e del caporalato e nello smaltimento dei rifiuti dei cantieri, facendo facili profitti a discapito dell’ambiente e dei cittadini.


di Susanna Ambivero



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