giovedì 18 settembre 2008

La strage continua

18 set 2008 - Non ci si fa nemmeno più caso ai morti ammazzati di mafia. Due ancora nei giorni scorsi nella terra dei Casalesi. In Italia ci si è assuefatti come voleva il Potere, con le sue collusioni con mafie ed economia illegale. I morti ammazzati sono sempre più i "testimoni di giustizia", cioè cittadini liberi, onesti imprenditori, che hanno denunciato quella o questa cosca di Cosa Nostra, 'Ndrangheta o Camorre.

Sono cittadini che con le loro famiglie hanno scelto di stare con lo Stato ed aiutare la Magistratura nella lotta a quell'intreccio mafia-politica-affari-massoneria che dal Mezzogiorno al Nord condiziona sempre più ogni scelta che ci riguarda, con l'infiltrazione nell'economia, negli appalti pubblici, negli esiti elettorali... nella gestione della cosa pubblica e del territorio...

E le mafie attendono... non hanno premura. Le loro condanne a morte sono irrevocabili e vengono eseguite quando decidono, senza fretta. Davanti a questa mattanza lo Stato è spaccato, chiunque sia a governare, dell'una o dell'altra - cosiddetta - parte. Incombono quelle pesanti contraddizioni che fanno si che le mafie non siano ancora state sconfitte. I magistrati e gli agenti dei reparti investigativi senza mezzi, vengono sempre più isolati e spesso mortificati da leggi che ne rendono il lavoro praticamente impossibile (a partire dalla cosiddetta riforma del "Giusto Processo" per arrivare a quella della normativa su Testimoni e Collaboratori di Giustizia).

Il sistema di protezione vigente non funziona. Ha falle ovunque e lo si vede nel sangue della mattanza della vendetta che continua a scorrere. Chi rompe l'omertà si affida allo Stato che però fa finta di nulla... e sempre più spesso fa sentire chi denuncia come un "peso". Si arriva all'assurdo, come ad esempio quando "deportano" il testimone e la sua famiglia (non tutta!) nella cosiddetta "sede protetta" e poi non danno il cambio di generalità, così i suoi figli vanno a scuola con quel nome e cognome su cui le cosche hanno scritto la sentenza di morte. C'è una gestione che non guarda alla necessità di garantire un reinserimento sociale adeguato e sicuro per i testimoni ed i loro familiari, ma che si limita a "monetizzare" il rapporto dando qualche milione di euro e dicendo che da quel momento devi arrangiati da solo con la tua famiglia.
Sono costretti a vivere come fantasmi, senza più "diritto", in una inesorabile e costante azione che sembra volerli spogliare anche della dignità. Spesso restano al buio perché il "funzionario" non ha provveduto a pagare la bolletta, quando non addirittura vengono "sfrattati" perché questa volta il "funzionario" si è dimenticato qual cosa d'altro. Non hai una nuova identità e quindi non puoi nemmeno lavorare perché se lo fai "rilevi la tua identità" e vieni "espulso" dal programma di (cosiddetta) protezione.

Adesso stanno per dare l'ultimo assalto. La museruola perché i testimoni tacciano e nessuno possa conoscere la loro storia ed esistenza. La Commissione Centrale del Ministero degli Interni (presieduta dal Sottosegretario di turno e non da un magistrato della Procura Nazionale Antimafia!) dovrà vagliare ogni spostamento, decidere se il testimone può o meno intervenire ad un incontro, una manifestazione o altro. Se la Commissione non dice di sì, non sarà assegnata la scorta per quello spostamento e se il Testimone decidesse di andarci ugualmente, magari per denunciare la situazione di rischio costante in cui lui, la sua famiglia, come quelle degli altri Testimoni, vivono da bersagli mobili, allora rischia l'espulsione dal programma di protezione. Anziché risolvere i problemi, anziché portare ad esempio gli imprenditori e commercianti che hanno denunciato, li si nasconde e li si abbandona... (e la mafia ringrazia).
Tutto questo nel paradosso visto che la Commissione Antimafia nel febbraio scorso ha approvato (ad unanimità!) una relazione sui Testimoni di Giustizia in cui tutto questo è evidenziato e dove puntualmente si dice cosa bisogna fare per risolvere i problemi.

Non resta che una cosa, quindi, che ciascuno di noi può fare: essere vicini a quanti hanno scelto, a rischio della propria vita, di denunciare e combattere le mafie. Questo lo possiamo fare... testimoniando che noi, ognuno di noi, con la propria faccia, è vicino a loro! Ci sono realtà di donne e uomini e soprattutto ragazze e ragazzi che lo fanno concretamente, sporcandosi le mani, come ad esempio i "presidi" di Libera Piemonte o molti Meetup degli Amici di Beppe Grillo - da quello di Torino a quello di Catanzaro, da Bologna a La Spezia, da Roma a Udine, per citarne solo alcuni - impegnati nella rete degli "Amici di Pino Masciari", dalla Casa della Legalità ad AddioPizzo...

La domanda quindi resta sempre e solo una: tu da che parte stai?


Tratto da:
La mattanza continua Scritto da Ufficio di Presidenza
su
Casa della Legalità e della Cultura, 18 settembre 2008


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